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Grosseto al Centro: Una Fête des Lumières per Grosseto e la Maremma

Redazione
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“In questi giorni di parziale inattività forzata, dovuta al Covid-19, i voli pindarici della nostra mente sono inevitabili; non costano nulla, ma possono aiutarci a tracciare un sentiero possibile per immaginare il dopo emergenza” Scrive Guido Del Gizzo per l’associazione Grosseto al Centro ”

Nei primi giorni di dicembre del 1986 mi trovavo a Lione per lavoro e avrei avuto necessità di prolungare la mia permanenza in città: niente da fare, la città era in fermento e tutti gli alberghi prenotati per la “Fete des Lumières“, della quale ignoravo l’esistenza fino a quel momento. Si tratta di una delle più antiche tradizioni popolari europee, diventata, nei secoli, un evento culturale di portata internazionale: vale la pena raccontarne le origini, per nostra sfortuna, straordinariamente attuali.

Nel 1643 la peste affliggeva l’Europa ed era arrivata anche a Lione, dove i notabili e i consiglieri comunali, nella scia della venerazione popolare per la Vergine già consolidata dal medioevo, fecero voto di recarsi ogni anno, in processione, alla piccola cappella di Fourvière, per porre la città sotto la sua protezione. L’epidemia cessò e da allora, ancora oggi, i consiglieri comunali ed il sindaco vi si recano l’8 dicembre.

Nel corso dei secoli, la piccola cappella venne ampliata e, nel settembre 1852, venne prevista l’inaugurazione della nuova statua della Vergine, posta sul campanile ricostruito nel 1830: in quei giorni però la Saona esondò e i festeggiamenti furono spostati dall’8 settembre, natività di Maria, all’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, per festeggiare la quale erano stati organizzati dei fuochi d’artificio.

Quel giorno, però, vi fu un forte acquazzone che ne impedì lo svolgimento. Tuttavia, nel pomeriggio il tempo migliorò e i lionesi, che non volevano rinunciare alla loro festa, decisero spontaneamente di esporre luci improvvisate davanti alle loro case e per le strade, intonando inni mariani fino a tarda notte: nacque così la “Fête des Lumières”, che negli ultimi anni – diventata una delle scadenze più importanti della cultura europea e arricchita, dal 1989, da un innovativo spettacolo luminoso – porta a Lione circa un milione di turisti nei quattro giorni del ponte dell’Immacolata.

Uno degli aspetti positivi della fase storica in cui stiamo vivendo è la possibilità di riflettere su ciò che si potrebbe fare guardando al futuro: per i casi della vita, Roberto Ziliani, il mio più vecchio e caro amico, conosciuto a Punta Ala ormai quasi sessant’anni fa, è un importante imprenditore del settore illuminotecnico e, da un paio di decenni, produce lampade da interni disegnate dai più importanti designer e archistar internazionali: nomi del calibro di Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Alessandro Mendini, Bob Wilson. Ad esempio, quella che ha disegnato Bob Wilson è installata nell’atrio del nuovo Museo dell’Acropoli, ad Atene.

Qualche tempo fa, ho chiesto a Roberto se fosse possibile trasformare alcuni dei suoi progetti in installazioni luminose da esterno, sviluppate su grandi dimensioni e, naturalmente, se fosse interessante per l’azienda. Realisticamente, abbiamo davanti una stagione turistica almeno “mutilata”, che dovrà reggersi solo sul mercato interno, verosimilmente con un potere d’acquisto molto ridotto. Altri settori non andranno meglio e la Maremma avrà, come già aveva, un gran bisogno di rilancio: dovremo essere capaci di lanciare segnali di ottimismo, di voglia di ripartire.

Perché non selezionare otto o dieci progetti di questo imprenditore e posizionarli, a partire dall’8 dicembre, lungo una direttrice che vada da Piazza del Sale a piazza della vasca, con una deviazione verso Piazza della Palma e il Cassero? Immaginiamo di fare del centro cittadino per le prossime festività natalizie – quando l’immunità di gregge sarà a portata di mano e, forse, il Covid-19 alle nostre spalle, ma la crisi economica ancora davanti a noi – un’esposizione a cielo aperto di opere di grandi designer internazionali, alte dai 4 ai 6 metri, luminose ed affascinanti, che siano un pretesto valido per attrarre visitatori nel centro storico di Grosseto e dichiarino la nostra voglia di andare avanti. Al Cassero, potremmo allestire una mostra dei prototipi e metterli in vendita e, intorno, organizzare gli altri eventi di stagione che saremo capaci di immaginare. Certo, dobbiamo lavorarci e, soprattutto, trovare i soldi: ma proviamo a pensare al dopo.

Dopo, avremo dieci installazioni artistiche che potremmo, a fine gennaio, posizionare ad esempio in un settore delle Mura: se decidessimo di inventare un nuovo evento grossetano, in qualche anno le Mura potrebbero diventare un’esposizione permanente di arte contemporanea luminosa. Oppure, potremmo installare ogni anno gli impianti dell’edizione precedente in un altro comune della provincia, contemporaneamente ai nuovi a Grosseto: in qualche anno, la Maremma diventerebbe un’esposizione diffusa di allestimenti luminosi di design.

I voli pindarici non costano nulla e i nostri amministratori hanno certamente faccende più urgenti di cui occuparsi: tuttavia, se vogliamo immaginare il dopo emergenza, è adesso che dovremmo pensarci. Qui in Maremma parliamo spesso di gente più sveglia, intorno a noi, che ha saputo leggere la modernità e inventare pretesti o iniziative di promozione territoriale: da Lucca a Salerno, passando per Giffoni Vallepiana. E se, per una volta, provassimo a fare noi quelli svegli?

Guido Del Gizzo

per l’associazione

GROSSETO AL CENTRO

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