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Il “Lavoro Agile” rappresenta il futuro della P.a.Va sostenuto, tutelato, valorizzato e promosso

Redazione
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l 15 ottobre 2021 ha segnato per la PA il termine del “lavoro agile” come modalità ordinaria di svolgimento del lavoro.

Ciò nonostante, alla data odierna le linee guida emesse dal ministero, non danno chiare e definitive indicazioni sulle sorti dello smart-working, un istituto assolutamente ineludibile per la Pubblica Amministrazione digitalizzata, il cui ammodernamento è tanto declamato dalla compagine governativa e per le modalità relativa di erogazione dei servizi pubblici in futuro.

E’ di certo inopportuno e sconveniente che il 15 ottobre, ormai trascorso, possa segnare la residualizzazione dell’istituto; equivarrebbe a catapultare la Pubblica Amministrazione nell’epoca pre-pandemia. La stessa non merita neppure di assistere ad una deflazione di tutti i “passi avanti” fatti in questi mesi.

I pubblici dipendenti, a cominciare dall’anno Covid 2020, ossia nel periodo più “oscuro” del lockdown, hanno infatti continuato a lavorare alacremente per il paese e accanto ai cittadini, erogando servizi eccellenti, pur fra mille difficoltà

Gli stessi hanno dimostrato la loro affidabilità, efficienza, efficacia e spirito di abnegazione, nonostante le nuove modalità di lavoro, sebbene differenti rispetto agli standards tradizionali del passato, traducendo il tutto in un vanto ed un elemento distintivo per i rispettivi enti.

Eppure, c’è chi oggi, vuole/vorrebbe relegare nuovamente al “controllo dell’ufficio” quegli stessi lavoratori/lavoratrici, poiché “rei” di essere “eterni fannulloni”, non in grado di autogestirsi “fuori“ dalle mura domestiche

In questa ottica, cadrebbero consequenzialmente nell’oblio i tanto decantati benefici che il “lavoro agile” ha avuto nella produttività, sulla qualità dei servizi, sull’ambiente (con ridimensionamento delle emissioni di CO2), sul risparmio energetico (elettricità, riscaldamenti, ecc) e anche sulla sicurezza stradale (riduzione degli incidenti, ecc).

Al contrario, prendendo atto di quanto sopra, di quello che è stato previsto dal CCNL 2016-2018, e dei rischi sanitari attuali (ossia la sussistenza dello stano di emergenza), lo “smart-working” deve/dovrebbe essere incentivato e valorizzato

Agli enti meritevoli, già dotati di POLA, ora confluito nel PIAO, dovrebbe essere lasciata e garantita la possibilità di attuare le regole già predisposte e statuite. Per altro verso, gli Enti ancora sprovvisti dell’Istituto (ossia “in ritardo”), dovrebbero essere sollecitati per l’adozione dei piani volti a regolamentare il lavoro agile.

La pandemia ha aperto, nella sua oscurità, uno “squarcio” di luce su una modalità di lavoro, in grado di conciliare efficacia, efficienza, razionalizzazione, dell’azione amministrativa, con le esigenze della vita personale e familiare.

Detto e siffatto “valore aggiunto”, non può, non deve essere eluso, bensì deve caratterizzare un necessario/doveroso “superamento” di ottiche sterili, obsolete, e pervicacemente cieche.

L’auspicio e la richiesta unitaria di CgilFp-CislFp-UILFpl, è di vedere sviluppate e valorizzate, le direttrici tracciate nel tempo sullo “smart-working”, consentendo così di rinsaldare, perfezionare e rafforzare la regolamentazione del “lavoro agile”.

CGIL FpCISL FpUILFpl
Salvatore GALLOTTALuciano BISCOTTINISergio SACCHETTI
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