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Conclusa la Settimana della Bellezza, resta possibile visitare tre straordinarie mostre allestite tra il Polo Le Clarisse e il Maam

Redazione
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Insieme all’eco di queste giornate, che andrà messo a frutto, continuano tre delle quattro mostre inaugurate il 30 ottobre scorso. A partire, naturalmente, da “Alla luce del Bellini”, esposizione della “Madonna col Bambino tra i santi Pietro e Sebastiano”, una copia interpretativa dell’opera di Giovanni Bellini esposta al Louvre e parte della collezione privata di Gianfranco Luzzetti. Il dipinto è esposto al Polo le Clarisse, dove è stata realizzata anche un’altra mostra ispirata al tema della “Settimana 2021”: l’infinita bellezza…oltre la siepe. Si tratta di “Prove d’infinito in Maremma”, un’esposizione interamente dedicata ad artisti grossetani selezionati tramite un bando pubblico. Si tratta di Carlo Bonazza, Pietro Corridori, Daniele Govi, Federico Mattera, Silvia Mineo, Aisha Muller, Armando Orfeo, Germano Paolini, Samantha Passaniti, Chiara Toniolo, Massimo Viti, Giuseppe Zanoni. Anche la sezione “Prove d’infinito in Maremma” – così come l’esposizione principale dedicata alla bottega di Bellini – resterà aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2022, dal giovedì alla domenica, con orario 10-13 e 16-19. E’ consigliata la prenotazione (0564 488066-067-547; email collezioneluzzetti@gmail.com).

Al museo archeologico e d’arte sacra della Maremma, fino al settembre 2022, sarà possibile immergersi in un itinerario tra alcuni oggetti sacri, scelti per l’esposizione “L’arte abbraccia la fede: la via verso l’infinito”. Si tratta di un percorso, all’interno del Museo d’arte sacra in piazza Baccarini, tra gli oggetti liturgici del Museo stesso, che per la loro funzione richiamano proprio la dimensione dell’infinito di Dio. L’allestimento è stato curato da Chiara Valdambrini, direttrice del Maam e dalle storiche dell’arte Marcella Parisi e Lucia Ferri, con una lettura teologica curata da don Manlio Sodi, ordinario emerito di liturgia e comunicazione, già presidente della Pontificia Accademia di Teologia. L’esposizione, accompagnata dalla filodiffusione, può essere vistata dal martedì al venerdì con orario 9.30-13.30; il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Prenotazione obbligatoria scrivendo a accoglienzamaam@gmail.com.

Tra gli oggetti liturgici esposti, il reliquiario di san Lorenzo, che vienetutt’oggi portato in processione durante le festività dedicate al patrono di Grosseto, la sera del 9 agosto, e il calice che,secondo storici locali, sarebbe stato donato da Napoleone I in persona a monsignor Fabrizio Selvi, vescovo di Grosseto dal 1793 al 1835, filonapoleonico, che si spese affinché papa Pio VII accettasse il Concordato tra la Santa Sede e la Francia imposto da Bonaparte.

“L’Infinita Bellezza… oltre la siepe, tema scelto per la sesta edizione della Settimana della Bellezza, vuole condurci in un’esplorazione personale e collettiva oltre le tante siepi della nostra esistenza, particolarmente rimarcate dal periodo storico che stiamo vivendo. Guardare oltre la siepe ci porta ad alzare lo sguardo al di là degli ostacoli che non devono essere percepiti come una fine, ma un viatico verso una dimensione infinita – spiega Marcella Parisi, una delle curatrici dell’esposizione – Per questo motivo la scelta del percorso all’interno del Museo Diocesano è ricaduta sugli oggetti liturgici, componente indispensabile e simbolica della celebrazione eucaristica e devozionale, preziosi manufatti che mettono in relazione la sfera terrena con quella divina. Il percorso segue un ordine cronologico e simbolico, si sofferma su due calici eucaristici, che incarnano l’essenza del messaggio cristiano, sui reliquiari di San Lorenzo, martire per amore di Dio che ha visto la vita oltre la siepe, e sul turibolo e la navicella, legati al rito di accoglienza dell’anima nella dimensione infinita”.

“Una bellezza a servizio del culto. A questo obiettivo sono finalizzati tutti gli oggetti esposti, segno di una espressione orante che lungo la storia ha acquisito linee modulate dall’incontro tra arte e materiali nobili. – spiega don Manlio Sodi – Calici, reliquiari, turiboli, navicelle e molto altro arricchiscono un museo, ma prima ancora sono stati espressione di un linguaggio attraverso cui intere generazioni di fedeli hanno espresso il proprio rapporto con il Soprannaturale. È il codice della bellezza che trasforma ogni oggetto ponendolo in una finitudine che può essere compresa solo nel contesto di un rapporto con il divino, mediato da un linguaggio che proviene dalla Bibbia: un linguaggio trasfigurato successivamente da espressioni culturali vissute nella storia dalle comunità culturalmente più diversificate. Da qui, lungo il tempo, il dialogo tra committenti e artisti ha dato vita a capolavori che destano sorpresa ancora oggi; e la loro bellezza interpella non tanto la curiosità di chi osserva quanto soprattutto il valore del “mezzo” adottato per lodare il Signore o la Madonna o i santi”.

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