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Il vescovo Giovanni Roncari all’Isola del Giglio ha celebrato la Messa nel decimo anniversario della tragedia della Concordia

Redazione
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Il vescovo Giovanni ha presieduto questa mattina, nella chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto, la Messa solenne di suffragio per le vittime e che ha aperto la commemorazione della tragedia della Concordia, nel decimo anniversario del naufragio nel quale persero la vita 32 persone. 
Alla celebrazione erano presenti numerose autorità, fra cui il Prefetto di Grosseto, il Presidente della Regione Toscana, il Questore di Grosseto, il sindaco di Isola del Giglio e le più alte autorità militari del territorio. Hanno concelebrato il parroco don Lido Lodolini, l’allora parroco don Lorenzo Pasquotti ed il gigliese don Carlo Brizzi. 
Nella sua omelia, mons. Roncari si è soffermato, in primo luogo sul valore di quel momento: “Fare memoria di questi nostri fratelli e di quell’evento e farlo qui, in chiesa celebrando l’Eucaristia – ha detto- non è un’appendice, né un compito da dover assolvere. No, al centro di questo momento c’è Cristo Signore, crocifisso, morto e risorto, che ha vinto la morte, ogni morte e che ci ha fatti per una vita che non abbia fine”. Commentando, poi, il passo della Lettera ai Romani tratta dal capitolo 5, in cui l’apostolo Paolo insegna come una persona di fede può affrontare le tribolazioni della vita, ha invitato all’esercizio della fortezza, virtù “di tutti gli uomini di buona volontà”. Si è, inoltre, soffermato sul tema decisivo della speranza, “da non confondere – ha ammonito – dal desiderio o dalla probabilità” o addirittura della “illusione”, che il Vescovo ha definito “un equivoco ancor più insidioso”. 
E ha offerto una lettura cristiana della speranza: “non un anestetico per sopportare la vita, per difendersi dai fallimenti, dai dolori e in definitiva dalla morte”, ma “una persona: Gesù. La sua storia e la sua parola sono il fondamento della nostra speranza!”. “La speranza cristiana – ha commentato – non cancella la tragedia, né il dolore che ne è scaturito, ma ci educa a guardare ben oltre il momento presente, per spingere in avanti il nostro cuore. “In Lui – dice sant’Agostino – tu puoi vedere la tua fatica e la tua ricompensa: la tua fatica nella passione; la tua ricompensa nella resurrezione”. Sì, perché prima di Cristo “noi sapevamo solo che l’uomo nasce e muore”, con Lui abbiamo visto che l’uomo “risorge e vive in eterno”.

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