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Panificatori in emergenza tra impennata del costo del grano e delle farine e difficoltà nel reperimento di materie prime

Redazione
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“Che il costo del grano tenero sia diminuito è una fake news. In termini assoluti, dall’inizio dell’anno i prezzi sono lievitati del 50 per cento”.

A scansare ogni equivoco è Alessandro Berardi, presidente di Assipan Grosseto, il sindacato che all’interno della Confcommercio rappresenta i panificatori della Maremma.

Berardi parla della grave situazione in cui si trova il settore, alle prese non solo con i rincari, ma anche e soprattutto con la difficoltà nel reperire materie prime.

“Per valutare nel concreto ciò che sta succedendo ai danni della nostra categoria – prosegue Berardi – bisogna considerare prima di tutto i rincari dell’energia elettrica e del gas. Parliamo di un raddoppio dei costi per la corrente e altrettanto per il gas. C’è poi la difficoltà nell’approvvigionamento. In particolare, mi riferisco sempre al grano tenero. Il mercato di quest’ultimo sta fortemente risentendo delle tensioni internazionali, con gli Stati membri che, di punto in bianco, nonostante gli accordi commerciali in essere in UE, hanno bloccato l’esportazione della materia prima”.

Un altro dato di fatto, come spiegato dal presidente provinciale Assipan Confcommercio, è che molte imprese del settore della panificazione, non riuscendo ad assorbire l’impennata dei prezzi, per coprire almeno il costo di produzione, sono costrette ad intervenire ritoccando il prezzo finito. “Spesso non c’è altra scelta – commenta Berardi – ma alla fine, comunque, i nostri margini sono sempre più ridotti”.
Le imprese che sono scampate agli effetti del covid, adesso rischiano di trovarsi travolte da questa nuova emergenza. “Come sindacato di categoria – conclude Alessandro Berardi – nell’immediato, chiediamo sgravi o interventi fattivi per calmierare i prezzi, altrimenti tante imprese anche nell’ambito della panificazione rischiano la chiusura. Per il futuro, ci auguriamo che ciò che è successo ci insegni ad avere più a cuore l’intera filiera produttiva. Chi produce grano in Italia deve avere una marginalità sufficiente e l’auspicio è che ci si renda conto della necessità di renderci autonomi il più possibile, anche nell’ambito agricolo ed alimentare”.

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