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Rincari, l’allarme di Fedagripesca Toscana: “Costo del carburante per barche aumentato del 50%, così non andiamo avanti” 

Redazione
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Il settore della pesca è in difficoltà: il costo del carburante per le barche è aumentato del 50% rispetto ad un anno fa e questo incide per oltre la metà del costo di gestione di un peschereccio. Inoltre i rincari dell’energia hanno ulteriormente penalizzato il comparto. 

L’allarme è stato lanciato alla conferenza “Le comunità di pesca e la protezione dell’ecosistema mare nell’arcipelago Toscano”, organizzata oggi a Portoferraio dal Flag Costa degli Etruschi. All’iniziativa hanno partecipato l’assessore regionale all’Agricoltura Stefania Saccardi, in video collegamento, l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, il presidente del Flag Costa degli Etruschi Fabrizio Pasquini, il presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri, il presidente di Fedagripesca Confcooperative Fabrizio Tistarelli e il referente del settore pesca di Fedagripesca Andrea Bartoli.

“La situazione è molto complessa – il presidente di Fedagripesca Confcooperative Fabrizio Tistarelli -. Il settore è in difficoltà: i costi del gasolio per i rifornimenti delle imbarcazioni sono aumentati del 50%, i rincari dell’energia sono sotto gli occhi di tutti. Le nostre cooperative di pesca sono poi penalizzate dalle molteplici forme di limitazioni ambientali: il settore della pesca non è contro le aree protette, però bisogna far sì che il comparto sopravviva perché così non possiamo andare avanti”. 

Tra le criticità evidenziate anche il costo delle casse del pesce, raddoppiato in un anno (da 50 centesimi ad un euro). “Parecchie barche – spiega Andrea Bartoli, vice presidente di Fedagripesca  Confcooperative Toscana – sono costrette a restare a terra a causa dei rincari. Oppure stanno 2-3 giorni in mare per risparmiare un viaggio e limitare il consumo di carburante, ma la situazione per i pescatori è durissima”. 


C’è poi la questione della protezione ambientale. Secondo Bartoli, “serve una pianificazione a livello regionale: se ogni comune impone le proprie regole, diventa tutto molto più complesso. Bisogna individuare a livello centrale le aree in cui limitare o meno la pesca. E poi c’è la necessità che il settore sia rappresentato nei comitati di gestione e nei direttivi delle aree protette: se coinvolti, possiamo dare il nostro contributo. Nessuno è contro le aree protette. Senza pesca però non vengono riforniti i mercati, i porti si svuotano, il settore della ristorazione ha problemi”.  

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