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Qualificazione Soa, blocco della cessione dei crediti e aumento dei costi: serve un intervento del Parlamento

Redazione
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“Obbligare le micro e piccole imprese ad avere la qualificazione Soa per poter fare interventi di riqualificazione edilizia previsti dal sistema dei bonus è un attacco al settore”. Francesco Vichi, presidente degli edili di Cna Grosseto commenta così la proposta del Parlamento di richiedere l’attestazione Soa (Società organismo di attestazione) per tutte le imprese che effettuano interventi che rientrino nel sistema dei bonus.

“Già i continui cambiamenti normativi sull’accesso alle misure di agevolazione fiscale rappresenta un onere e un costo per le imprese italiane – precisa Vichi -; a questo si unisce il recente blocco dell’acquisizione del credito da parte delle banche, che sembrano non poter più gestire i processi di cessione, mettendo così a rischio l’esistenza stessa di molte aziende. Se a questa situazione aggiungiamo i costi necessari per l’ottenimento della Soa è facile capire come una misura pensata per incentivare il mercato, favorire la riqualificazione energetica e il decoro delle nostre città, rispondere alle necessità dei cittadini, diventi, di fatto l’ennesima barriera burocratica e una spada di Damocle sulla testa di molte imprese”.

A questo si aggiungono anche le difficoltà che, con le nuove regole, incontreranno i cittadini che intendono fare dei lavori perché sarà sempre più complicato trovare imprese disponibili ad effettuare gli interventi.

Le ditte che partecipano al mercato della riqualificazione sono oltre 740mila in Italia e quelle che detengono la qualificazione Soa sono meno di 20mila. “Se la proposta presentata in Parlamento sarà accettata – continua Vichi – la maggior parte delle imprese italiane saranno discriminate. La Soa non è uno strumento di garanzia contro il rischio delle frodi, ma rappresenta un ulteriore balzello ai danni di chi ogni giorno lotta per far sopravvivere la propria impresa”.

Con il blocco della cessione del credito da parte di molte banche, migliaia di imprese che hanno offerto lo sconto in fattura ai propri clienti rischiano di non poter cedere i crediti di imposta e di perdere la propria stabilità finanziaria; a questo si aggiungono gli aumenti dei costi per materie prime e carburanti.

“Se il Parlamento non cambierà il proprio orientamento – conclude Vichi – un settore trainante per la ripresa economica rischia di precipitare in una fase recessiva a causa di regole di cui non riusciamo a capire la logica”.  

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