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Gli “Amici del teatro” portano in scena per beneficenza “Il berretto a sonagli”

Redazione
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«Il berretto a sonagli», celebre commedia in due atti di Luigi Pirandello, sarà proposta da «Gli amici del teatro», compagnia amatoriale appartenente alla parrocchia Maria SS. Addolorata, giovedi 2 e sabato 4 giugno, alle ore 21, nella sala di comunità «Agorà» della parrocchia di Gorarella, in via papa Giovanni XXIII.

Una serata di beneficenza, dove – attraverso il teatro – poter riflettere sorridendo. “Il berretto a sonagli”, infatti, è una commedia nella quale lo scrittore e drammaturgo siciliano ripropone uno dei suoi elementi di riflessione più potenti: quello tra l’essere e l’apparire.

Sul palco, insieme a Pasquale Bruno (che è anche il regista e il motore della compagnia amatoriale della parrocchia) nei panni di Ciampa scrivano, ci saranno Elena Macrì (la signora Beatrice); Antonia Raucci (la signora Assunta, la bella sua madre); Mariano Lampedusa (Fifi, la Bella suo fratello); Carlo Ronconi (il delegato Spanò); Alessia Orlando (la Saracena rigattiera); Eleonora Chiappini (Fana, serva della signora Beatrice) e Lucrezia Granato (Nina Ciampa, giovane moglie del Ciampa).

Perchè “Il berretto a sonagli”? Perché è l’opera di Pirandello il cui messaggio arriva in modo più immediato – spiega Bruno – E in un momento come l’attuale, in cui quello che appare non sempre è ciò che realmente è, ci pareva utile lanciare questo messaggio”. Pasquale Bruno non è solo un grande appassionato di teatro, ma ha coltivato questa sua passione calcando il palco da tantissimi anni: nella parrocchia della Santa Famiglia, prima; all’Addolorata da quando si è trasferito, diversi anni fa, nel quartiere di Gorarella.

Questa commedia la proposi già nel 2007 – racconta – La mettemmo in scena alla Santa Famiglia, a Scarlino e anche agli Industri. Ora il mio desiderio – confida alla soglia degli 81 anni – è di poterla proporre alle scolaresche”. C’è un altra molla che muove Pasquale nel portare avanti, in parrocchia, l’esperienza del teatro: la relazione. “Amo il teatro vivo – dice – e il teatro è relazione. Col pubblico, certo, e tra chi è sul palco. Il teatro è vita perchè non è mai uguale a se stesso – continua – È vita perchè luogo dove si sale con umiltà, autoironia e mettendosi in gioco, così che anche nostri punti deboli possono trasformarsi in punti di forza. In più, il teatro amatoriale è entusiasmo, non c’è mai la routine e aiuta a tirar fuori il personaggio che è in ciascuno di noi”.

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