“Fare rete e costruire strumenti di supporto per le donne imprenditrici”: ecco le proposte di Cna

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Le donne, in particolare le imprenditrici sono state protagoniste dell’evento organizzato oggi, per la Giornata internazionale della donna, da Cna Grosseto. Un’occasione per riflettere insieme sulle difficoltà che chi fa impresa incontra, soprattutto se è donna.“È innegabile – dice Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – che la parità di genere non si sia ancora raggiunta e la pandemia ci ha ricordato ancora una volta, che per le donne imprenditrici la conciliazione della vita professionale con quella familiare è ancora molto dura. Di contro, però, cresce il numero delle donne che desidera affrontare questa sfida e, proprio per questo, è ancora più importante trovare soluzioni che possano facilitare il loro progetto”.
Durante l’incontro, che ha visto la partecipazione anche delle rappresentanti nazionali e regionali di Cna impresa donna, sono stati presentati anche i dati elaborati dal centro studi di Cna. In Italia, infatti, un quarto dei ruoli imprenditoriali sono coperti da donne: 2,8 milioni in termini assoluti equivalenti al 26,8% del complesso di titolari, amministratori e soci d’impresa del nostro Paese. Nel 69,7% dei casi le donne sono responsabili in prima persona dello sviluppo del progetto imprenditoriale in qualità di titolari (29,2%) e di amministratrici (40,5%). Considerato che il numero delle imprese registrate alle Camere di commercio è pari a circa sei milioni ne deriva che le donne operano mediamente in una impresa su due e che rivestono ruoli apicali di titolare e di amministratore quasi in un’impresa su tre.
Le donne operano, principalmente, nei servizi alla persona, con il 52%, seguito da turismo (35,9%), agricoltura (29,3%), commercio (27,2%) e manifatturiero (16,9%), dove però hanno un ruolo da protagoniste nel comparto dell’abbigliamento, seguito dal tessile.
A livello territoriale, i tassi di imprenditorialità femminile più consistenti si registrano nelle regioni del Centro e del Nord-Ovest del nostro Paese. Il peso relativo delle donne a livello regionale è all’apice in Val d’Aosta (30,5%), seguita da Umbria (29,7%), e Molise (29,5%). All’opposto si situa il Trentino Alto Adige, con una quota del 23,6%.
Il ruolo delle donne ai più alti livelli decisionali è cresciuto proprio nell’ultimo decennio, tanto che tra il 2014 e il 2021 i ruoli apicali femminili sono aumentati di circa 63mila unità. Un dato di certo non irrilevante: nel medesimo lasso di tempo gli uomini sono calati di oltre 31mila unità. A livello relativo, tra il 2011 e il 2021 a fronte dell’incremento pari all’1,6% delle imprenditrici si è rilevata una diminuzione del 3% degli imprenditori. Nel 2021, in particolare, le imprese femminili hanno conseguito un aumento di 11.500 unità rispetto al 2020.

Allargando il raggio dell’azione analitica all’intero mercato del lavoro si rileva che nel 2020 il tasso di occupazione femminile si attestava al 52,1%, quasi venti punti in meno di quello maschile (71,8%).  Oltre a risultare il secondo più basso dell’Unione europea (dietro la Grecia), dal 2019 al 2021 il tasso di occupazione femminile in Italia si è anche ulteriormente ridotto in maniera più marcata rispetto a quello maschile: -2% e -1,5%. Una penalizzazione che si spiega tanto con la contrazione di settori lavorativi a maggiore presenza femminile (dal turismo alla moda, dai servizi alla persona allo spettacolo) quanto con il maggior impegno casalingo richiesto alle donne nel periodo del confinamento e in genere della pandemia. Inoltre, non aiuta la differenza di retribuzione ancora diffusa: nel settore privato la retribuzione oraria dei dipendenti uomini supera quella delle donne di 7,2 punti percentuali. Un divario di genere che però cala nelle piccole imprese, dove gli uomini guadagnano “solo” l’1,8% in più rispetto alle donne.

Dai dati elaborati da Cna emergono delle indicazioni precise. In primo luogo, l’imprenditoria permette alle donne di raggiungere una piena realizzazione personale e di ricoprire ruoli di responsabilità, spesso difficilmente accessibili in altri ambiti lavorativi. Essa è un vero e proprio ascensore sociale in grado di consentire alle donne di esprimere al meglio il loro potenziale, conciliando il lavoro con la vita privata. Le donne imprenditrici dimostrano, inoltre, di essere più inclusive nei confronti delle lavoratrici dipendenti che, specie nelle imprese più piccole, vedono riconosciuti merito, impegno e qualità alla pari dei colleghi maschi.

Ovviamente vi è ancora una differenza sostanziale tra la maggiore libertà, offerta dalla scelta di essere imprenditrici, e le minori tutele rispetto a quelle garantite dal lavoro dipendente. È per questo che il percorso che porta alla piena parità di genere, e alla completa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non può dirsi ancora completato. “Per promuovere l’auto-imprenditorialità femminile – dice Paola Checcacci, vice presidente di Cna Grosseto  – sono necessari interventi ben calibrati, come assegno unico universale per i figli a carico e la creazione di misure ad hoc, attraverso i fondi del Pnrr. Inoltre serve ‘fare squadra’, per questo Cna Grosseto ha deciso di dare vita a un percorso di empowerment delle donne lavoratrici e leadership di genere che prenderà avvio nelle prossime settimane”.

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