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La scorsa settimana la pandemia ha ucciso una persona senza dimora. Come tutti coloro che sono morti in quest’ultimo periodo anche lui se n’è andato in silenzio e in solitudine. Il direttore della Caritas così lo saluta.

Redazione
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A Mosè
Sei entrato improvvisamente nella mia vita un pomeriggio di 15 anni fa.Aspettavi nel corridoio sopra la CARITAS, dove prima avevo l’ufficio; tra un colloquio e l’altro mi chiedesti 30,00 € per comprare, mi dicesti, un sacco a pelo per dormire la sera! Ti guardai in silenzio, pensando tra me e me: “gli credo o no?”.Non risposi ma ti detti quello che avevi chiesto: mi guardasti stupito e ringraziasti
Non so se quel pomeriggio ti comprasti il “sacco a pelo” o se con quei soldi ci facesti “festa” …più facile e vera la seconda, dal momento che poi ti ho incontrato tutti i giorni per la strada o più semplicemente a mangiare e a fare la doccia in Caritas. Così avevi deciso di vivere la tua vita e di dormire sotto una coltre di stelle. Per tetto l’infinito del cielo che sempre ti accoglieva anche se non sempre tu ne eri consapevole.Avevi un nome che riecheggiava ben altri personaggi storici e altre imprese, ma anche tu avevi un “cuore di leone” dal momento che vivere sulla strada richiede coraggio!Un coraggio che io, a differenza tua, non avrò mai!Poi, improvvisamente, qualche anno fa ti ho cambiato nome: Mosè! Perché fosti salvato dalle acque di un fiume certamente meno nobile del Nilo; per dirla tutta, con il tuo parlare in romanesco: l’Ombrone, il “Nilo de’ noantri”! Ma con acque ugualmente limacciose e pericolose.
Fosti salvato non dalle mani di una principessa, ma più prosaicamente dai mezzi provvidenziali dei Vigili del Fuoco, che noi comunque chiamiamo “Angeli”. La località non era l’Egitto ma…il Berrettino!
E adesso Mosè hai terminato il tuo viaggio, hai raggiunto la tua Terra Promessa, là dove non c’è dolore e sofferenza, ma solo quell’Amore che forse hai cercato invano nel tuo peregrinare. Ti accoglie l’abbraccio del Padre che ti avvolge col suo cielo trapuntato di stelle.
Aspettami Mosè, perché anch’io, ormai viaggiatore stanco, un giorno ti raggiungerò in una festa che non avrò mai fine; nel per sempre.

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