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Gs Tv24 viaggi – Arezzo è bella. Scopriamola ripercorrendo il set de “La vita è bella”.

Gs Tv24 viaggi – Arezzo è bella. Scopriamola ripercorrendo il set de “La vita è bella”.

Michele Caretti Nessun commento


Come un incanto, siamo lungo via Cavour, nel cuore di una fiaba tra poetica e sgomento. Come un sogno, perché non può essere realtà tale perfezione, siamo nel cuore di Arezzo, tra la chiesa di San Francesco e il Caffè dei Costanti, tra La leggenda della vera Croce e l’ottocentesco luogo di ristoro, tra gli affreschi di Piero della Francesca e la storia della pasticceria toscana. Come sotto i riflettori del teatro della bellezza, al centro dello spettacolo aretino, una quinta, da sempre, particolarmente amata da indigeni e turisti. Come una magia, come solo il cinema è in grado di fecondare le nostre menti, ci ritroviamo nello spirito de La vita è bella. Passeggiare per le vie del capoluogo del Valdarno, oltre a vivere la bellezza di una delle più affascinanti città d’arte italiane, significa camminare all’interno del capolavoro di Roberto Benigni, rivivere quella pellicola, con le sequenze che tornano tutte a favore dei nostri occhi. Quindi, non resta che metterci in marcia, scoprire gli angoli, le piazze, gli edifici aretini interessati dalle riprese del film; sarà come metterci comodi e riavvolgere il nastro, cullati dalla bellezza, per tornare al 1997. La prima parte del film, tre volte premo Oscar, è stata girata interamente nel centro del Casentino, la vita di Guido, il cameriere di religione ebraica, interpretato da Roberto Benigni, prima della deportazione nei campi di sterminio, è stata vissuta in questa meraviglia di città.
Il nastro di partenza, della maratona cinefila, può essere posto in via Guido Monaco, al civico dodici, l’indirizzo del teatro Petrarca. Questo romantico luogo di spettacolo fu utilizzato sia per le riprese in esterna, sia per il ciak interno. Con la mente siamo di notte e piove e piove e il nostro Guido si trova seduto in platea, Dora in un palchetto, il suo sguardo verso di lei per tutta la durata della pièce.
La corsa regolare verso il traguardo della bellezza prosegue e, percorrendo via Cavour prima e imboccando via Cisalpino poi, la prospettiva di piazza della Libertà, con l’imponente edificio gotico del duomo di San Donato, con la sua ampia scalinata cinquecentesca in travertino, con l’adiacente palazzo della Provincia, sarà davanti a noi, a rendere reale, quella che fino a quel momento costituiva soltanto una minaccia, la minaccia di tanta ed eterna bellezza. Probabilmente anche il regista toscano fu rapito dalla stessa incombenza attrattiva, selezionando questo spazio cittadino come ambientazione per una delle più oniriche sequenze del film. Quella notte che pioveva, quella notte bellissima, quella notte che Guido protesse Dora dalla pioggia battente, con il volano smontato dell’auto e un cuscino, facente da ombrello, quella notte nella quale Guido fece due giri di valzer e si fermò davanti a lei, in quella notte, durante la quale l’acqua scese copiosa da formare laghi in terra, da costringere l’Orefice a stendere un tappeto rosso giù per la scalinata della cattedrale, giù fino al porticato del palazzo della Provincia, lei lo baciò.
Lasciandoci alle spalle la vetta altimetrica della città, la progressione, sarà, così, necessariamente in discesa, imboccata via dei Pileati, sarà sufficiente svoltare a sinistra quando le Logge del Vasari faranno sentire la loro forza ammaliante, per trovarsi in una delle piazze più belle d’Italia, piazza Grande, qua avverrà il rifornimento a una fresca sorgente di architettura medioevale, lucente, sempre, anche come set cinematografico. Set di uno degli incontri tra Dora e Guido, del fortunato incontro di quest’ultimo con la responsabile della casa editrice, la osserva, lei è seduta a un tavolo all’aperto di un caffè ubicato presso il palazzo delle Logge, si fa coraggio e le sottopone un faldone di sue poesie. Teatro di una battuta divenuta, ormai, cult, <<Maria! La chiave!>>, recitata proprio in un angolo dello slargo. Il punto esatto, in cui il personaggio della pellicola invoca lo strumento di apertura della porta, è facilmente individuabile, giacché vi è una delle tante botteghe d’arte cittadine.
Proseguendo il viaggio nell’Arezzo de La vita è bella, ci defiliamo, momentaneamente, rispetto ai principali siti monumentali dell’urbe, per pervenire in via Porta Buia, quasi al termine dell’asse viario, in corrispondenza del semaforo, che ci guida nell’incrocio con via Garibaldi, sulla quale via si affaccia la chiesa della Santissima Annunziata. Qua troveremo il liceo Vittoria Colonna. Lo stabile dell’istituto scolastico ha ospitato le riprese del capolavoro di Roberto Benigni, sia in esterna sia per gli interni. Memorabile la sequenza nella quale Guido sale in cattedra, letteralmente parlando, balzando, in modo agevole, sul desco scolastico, e scimmiottando l’ispettore ministeriale, che, proprio quel giorno, era annunciato proveniente da Roma. L’Orefice, saputo della visita presso la scuola, che vede tra le file del corpo docente l’amata Dora, anticipa l’esponente del governo fascista, deridendo il mito della razza, spalleggiato dalle leggi razziali emanate dall’esecutivo Mussolini. Una scena centrale, conclusasi con la fuga del personaggio interpretato da Roberto Benigni dalla finestra dell’edificio scolastico.
Pochi passi, mossi verso il cuore pulsante del capoluogo, e sarà nuovamente bellezza, di nuovo scenari per una scena di questa fortunata produzione cinematografica, saremo nell’affascinante piazza della Badia. Chissà se Giorgio Vasari, nel progettare la radicale trasformazione della duecentesca chiesa di Badia, fosse già consapevole di realizzare una quinta cittadina ideale per il film frutto del genio di Benigni, sicuramente, l’edificio religioso, insieme al contiguo palazzo trecentesco, sono stati funzionali a due scene iconiche dello stesso. Guido, cadendo dalla bicicletta, crolla, assieme al velocipede, addosso all’amata Dora, chiedendole, una volta che i suoi occhi hanno guadagnato quelli di lei, se riuscirà, un giorno, a incontrarla in piedi. Memore di una precedente e analoga situazione, consumatasi in un fienile, oggi agriturismo nella campagna aretina, in quel di Castiglion Fibocchi. La seconda sequenza, che vede protagonista la scenografica piazza della Badia, ha un terzo soggetto, è passato del tempo, i personaggi, interpretati da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, hanno avuto un figlio, Giosuè. Quest’ultimo, seduto sulla bici condotta a mano dal padre, incontra la madre. I tre concordano un appuntamento per la sera. La vita, nonostante il terrore bussi alla porta e che l’orrore nazista sia imminente a causa dell’emanazione delle leggi razziali da parte del regime fascista, nonostante tutto, scorre relativamente serena, seppure per poco.
Terminiamo questo viaggio nella bellezza, tra sogno e realtà, dove lo stesso ha avuto inizio, chiudiamo il cerchio proprio su via Cavour, siamo all’altezza del caffè dei Costanti, e qua nasce una scena rappresentativa del film. Il genio di Roberto Benigni racconta la tragedia della legislazione fascista e nazista, in una chiave del tutto inedita, l’ironia. È proprio all’entrata del celebre locale, affissa alla vetrina, che Giosuè legge circa una selezione per l’ingresso. Incuriosito da tale amenità, chiederà lumi al padre. Il dialogo che s’innesterà tra i due, a piedi, verso la cartoleria gestita da Guido, è storia del cinema.
Non c’è molto da aggiungere, camminare per le vie di Arezzo significa, anche, rivivere La vita è bella, ah, sì, vorrei incrementare il discorso, sì, <<con questi ragni, con questi Visigoti, basta>>.

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