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Valerio Pizzuti, candidato sindaco Liberali e Riformisto – A Grosseto hanno inventato le periferie

Redazione
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Grosseto era una città senza periferie, cresciuta, cioè in maniera equilibrata senza che il tessuto urbano e sociale fosse strappato e la crescita corrispondeva alla capacità dell’organizzazione pubblica di mantenere bene, socialmente e fisicamente, il territorio conquistato all’abitare.

Era questo il segreto del benessere, della sicurezza, della qualità. Uno sviluppo controllato che non isolava zone o le destinava a una vita di serie B.

C’erano aree più prestigiose e altre più popolari, ma era proprio questa visione unica di città che ha consentito fino a un certo tempo di crescere insieme con orgoglio verso la propria città e quartiere.

L’invenzione delle periferie ha rotto questo rapporto virtuoso. Le villette a schiera, i borghi urbani, gli agglomerati con piazze disabitate spesso con funzioni di rotatorie, hanno portato insieme, l’allontanamento dal centro storico, lo sviluppo di sempre più aree verdi trasandate e spoglie, le difficoltà crescenti nello smaltimento dei rifiuti distribuiti su zone sempre più vaste. Il degrado fisico di ciò che circonda queste case di periferia ha causato, poi, un effetto sociale, limitando di fatto la vita di relazione e quindi la solidarietà che i rapporti determinano. Meno sicurezza.

AntonFrancesco Vivarelli Colonna ha favorito quanto lui stesso diceva di combattere e la comunità, di fatto, è risultata sconfitta.

Non si elimina, infatti, la piccola criminalità con le telecamere o con artefatti controlli di vicinato, ma pensando una città unita che si controlla conoscendosi e rispettandosi.

I rifiuti continueranno a proliferare se estenderemo, senza avere le possibilità di corretto smaltimento e controllo, gli spazi abitati. L’erba continuerà a crescere se non avremo le risorse e la cura per effettuare la tempestiva manutenzione. Il centro storico resterà sempre più vuoto e lontano.

Bisogna invertire questo processo e farlo subito per tornare ad avere una Grosseto senza periferie. Ricucire con la cura e riflettere sulle modalità di vita che tutti noi vogliamo per noi stessi e i nostri figli.

È ancora possibile trovare un nuovo inizio, una ripartenza.

La mia professione di medico parte proprio da questo metodo. Il corpo umano e il suoi meravigliosi meccanismi sono grandi educatori. 

Ci insegnano a non vedere solo la malattia, ma a pensare alla donna o all’uomo nel suo complesso, a ciò che sarà dopo e a quale sia il concetto di salute.

Ecco, Grosseto può, deve essere curata, dobbiamo ridargli salute. 

Io mi candido per accompagnarla in una stagione nuova

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