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9-10 agosto: la città e la Diocesi, in festa per San Lorenzo, accolgono il nuovo Vescovo Giovanni Roncari

Redazione
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E’ scattato il conto alla rovescia. Mancano, infatti, ormai pochi giorni all’ingresso del vescovo eletto Giovanni nella Diocesi di Grosseto.

La macchina organizzativa, partita all’indomani dell’annuncio della nomina – data in San Francesco il 19 giugno scorso – ha dovuto lavorare molto e con tempi contingentati. In più, le norme anti covid e le incertezze dovute alla ripresa dei contagi, hanno reso necessario calibrare continuamente i passi da compiere.

Consegnare una diocesi – commenta il vescovo Rodolfo, amministratore apostolico di Grossetonon è un fatto amministrativo! È come affidare la propria famiglia, i propri cari e la propria casa, come consegnare un tesoro che è (stato) tuo e che adesso troverà il suo bene per mezzo di un altro pastore, che lo amerà e lo animerà. È un fatto di vita. Lo faccio nella fede, che abita l’amicizia e fiducia reciproca tra il vescovo Giovanni e me. Lo faccio con un po’ di tremore e molta serenità – continua mons. Cetoloni – cosciente dei pesi non leggeri che lo attendono, ma anche della sua bontà e della vitalità che è in questa Chiesa. Essa già lo conosce e crescerà certamente nella fiducia, attrezzandosi a lavorare con lui per il suo bene spirituale e pastorale, per la crescita umana e civile di questa terra. Benvenuto! Sei a casa tua! Da parte mia ringrazio tutta la diocesi per la fede, l’affetto e la collaborazione con cui le persone mi sono state vicine in questi otto anni. Sono stato con loro! Potevo essere più dedito a ognuno… Chiedo perdono per i miei

limiti! Affido tutti e ciascuno al vescovo Giovanni, come a un fratello carissimo. Mi auguro solo di aver seminato qualcosa che con te germini e porti buon frutto”.

Quello dell’ingresso di un Vescovo è, prima di tutto, un tempo di festa e tale deve rimanere – dice don Paolo Gentili, vicario generale della Diocesiseppure la prudenza e il senso di responsabilità impongano, naturalmente, di prestare massima attenzione alla sicurezza collettiva. Ed è per questo che il lavoro è stato ancor più complesso. L’invito caloroso che rivolgiamo a tutti, pertanto, è a sentirsi coinvolti in questo clima di festa, che si inserisce ed esalta le celebrazioni per il patrono san Lorenzo. Ci aspettiamo in piazza nel pomeriggio-sera del 9 agosto per accogliere con il calore tipico della gente di Maremma il nostro nuovo pastore”.

  • La logistica

Le norme per il contenimento del covid e la conseguente limitazione degli spazi – spiega don Marco Gentile, cerimoniere vescovile e direttore dell’ufficio liturgicoci ha costretti, nostro malgrado, a contingentare i posti. La cattedrale, pertanto, sarà accessibile solo ad una rappresentanza di fedeliappositamente invitati, oltre naturalmente ai Vescovi che interverranno, al clero e alle autorità. Per accedere in cattedrale servirà un pass, che è strettamente personale. Agli ingressi ci saranno volontari che necessariamente dovranno verificare che chi chiede di accedere ne siamo munito. Dispiace a tutti dover contingentare – commenta don Gentile – ma la responsabilità di evitare situazioni non a norma ci impone di non poter essere troppo permissivi. Tutti gli altri fedeli potranno assistere alla celebrazione utilizzando i posti che saranno preparati in piazza Dante. Grazie alla collaborazione col Comune, che ringraziamo – prosegue don Marco – nella piazza saranno disponibili 350 sedute ed un maxischermo, che trasmetterà l’intera celebrazione”. Sia all’interno della cattedrale che in piazza sarà obbligatorio indossare la mascherina.

L’accesso a piazza Dante sarà possibile a partire dalle 17.00, così che i fedeli siano al loro posto quando, intorno alle 18.00, giungerà il vescovo eletto.

Seppure l’accesso alla cattedrale sarà, purtroppo, limitato ad una rappresentanza varia di fedeli, mentre la maggior parte dei posti sarà in piazza, davanti al maxischermo, sarà comunque un’unica celebrazione. Ci sarà chi accompagna ai posti, ci sarà naturalmente la distribuzione dell’Eucaristia: insomma, l’unità della Chiesa diocesana sarà data da ciò che si compie, indipendentemente dall’essere dentro o in piazza. E’ un popolo intero che accoglie il suo pastore. Ecco perché è importante esserci!”, conclude don Gentile.

  • Servizio d’ordine

Per garantire che tutto si svolga senza difficoltà, che siano rispettate le regole e che non si creino situazioni confuse, è stato approntato un servizio di accoglienza, che affiancherà le forze dell’ordine e la Protezione civile del Comune. In particolare, il servizio sarà svolto da volontari di Humanitas, Croce Rossa, Misericordia, giovani della pastorale giovanile, Unitalsi, Azione Cattolica, Cisom, Scout e Ordine francescano secolare. I volontari saranno presenti in piazza, nella cattedrale e, una piccola “pattuglia” anche a Roselle.

Le persone che si sono messe a disposizione come volontari sfiorano le 100 unità. Indosseranno una pettorina arancione con il logo della Diocesi ben in evidenza.

“In caritate et laetitia” il motto del vescovo Giovanni

“In caritate et Laetitia”. E’ il motto episcopale scelto dal vescovo Giovanni nel 2015 in occasione della sua nomina e che ha scelto di conservare.

Un motto che si rifà alla sua vocazione francescana.

Il “capo” dello scudo (che in araldica è “pezza nobile”), di colore azzurro, è occupato dallo stemma dell’Ordine francescano – ossi la “conformità” in cui appare il braccio di Cristo incrociato con il braccio manicato in marrone di san Francesco e con la croce sullo sfondo, entrambi con le mani mostranti le stimmate, l’”inscindibile patto” tra san Francesco e il Signore con l’unico chiodo che fissa le due mani per affermare visivamente il suo voto di affezione al Signore nell’Ordine dei Frati Minori, in ossequio all’appartenenza di Mons. Roncari all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Tale simbolo ha origine da san Bonavenmtura da Bagnoregio, che, eletto Cardinale Vescovo di Albano, lo volle come stessa episcopale (cf S.Gieben, lo stemma francescano. Origine e sviluppo, Istituto storico dei Cappuccini, Roma 2008). La parte inferiore dello scudo è occupata da un ponte a tre campate di colore rosso in campo argento. Oltre a ricordare San Piero a Ponti, frazione da cui deriva Mons. Roncari, il ponte rappresenta il compito del Vescovo come “pontefice”, cioè colui che è chiamato a creare ponti fra l’uomo e Dio e fra gli uomini tra loro. Santa Caterina da Siena, inoltre, considera Gesù un “ponte” lanciato tra il cielo e la terra, per riparare la via interrotta dal peccato. La sua divinità unita alla sua vera umanità, forma un ponte che si rivela necessario per salvarsi. “Tutti siete tenuti a passare attraverso questo pnonte, cercando la gloria e la lode del mio nome nella salvezza delle anime, sopportando con dolore molte fatiche, seguendo le orme del dolce e amoroso Verbo: in nessun altro moto potreste venire a me” (cf Dialogo della Divina Provvidenza, versione italiana di Maria Adelaide Raschini, ed. Studio Domenicano di Bologna, 1989, pag. 75).

Le tre campate sono un riferimento alla Santissima Trinità, origine, fonte e sostegno di ogni dono e di ogni ministero. Ul rosso, in araldica, è lo smalto che “per eccellenza” indica la vrtù della carità. L’argento, che dopo l’oro è considerato metallo nobile, richiama la luce e anche virtù spirituali come la purezza, l’innocenza, l’umiltà, la verità, la giustizia, la temperanza.

Nella destra araldica del capo (sinistra per chi osserva) vi è posizionata una stella azzurra a otto punte, chiaro riferimento mariano (…)

Nella sinistra araldica (destra per chi osserva) è posizionato il giglio rosso, simbolo della città di Firenze, nella quale il Vescovo Giovanni ha vissuto la gran parte del suo ministero sacerdotale.

Il cartiglio, posto in punta dello stemma, reca il motto del Vescovo: in caritate et laetitia. Nelle intercessioni dei Secondi Vespri della Domenica della III Settimana del Salterio, così si legge: “Nel nome del tuo Figlio, vincitore della morte e principe della pace, liberaci dal dubbio e dall’angoscia, perché ti serviamo nella letizia e nell’amore”.

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