Quantcast

Archeologia e storia nella rada di Portoferraio, Isola d’Elba.

Redazione
4 Min Read
grosseto-fondazione-polo-universitario

L’Associazione Archeologica Maremmana, con il patrocinio della Fondazione Polo Universitario Grossetano, organizza venerdì 13 maggio alle ore 16 presso l’Aula Magna del Polo Universitario la conferenza dal titolo Archeologia e storia nella rada di Portoferraio, Isola d’Elba. Dagli Argonauti alle ville dell’aristocrazia romana.

La conferenza intende illustrare, alla luce delle ultime ricerche storiografiche e archeologiche, le vicende che si sono succedute in un luogo denso di memorie, a partire dall’età del Ferro e fino alla contemporaneità. La narrazione parte dalla mitologica e favolosa navigazione della nave Argo, guidata dall’eroe Giasone, fino ad arrivare ai paesaggi del ferro di epoca etrusca e romana e quindi ai paesaggi dei senatori, dei vigneti e dei frutteti del periodo tardorepubblicano e alla costruzione del grande edificio sin qui denominato Villa romana delle Grotte ma, verosimilmente, da reinterpretare in chiave di immenso santuario delle acque e di infrastruttura per la redistribuzione dell’acqua medesima. La rada di Portoferraio rappresenta un’interminabile stratificazione di miti, di storie, di narrazione, di eventi, a partire dalla protostoria degli Argonauti dell’eroe Giasone fino ad arrivare alla comunità còrsa che qui visse e seppellì i suoi morti, ai frutteti e ai vigneti dei senatori romani, alla raccolta e alla distribuzione dell’acqua, tanto indispensabile per lunghe navigazioni mediterranee.

La villa romana delle Grotte nel comune di Portoferraio è una delle lussuose villae maritimae che costellavano tutte le isole dell’arcipelago toscano, costruite da nobili esponenti delle cassi aristocratiche di Roma per il riposo e lo svago dagli impegni politici della Capitale. L’edificio ripartito su due livelli ed affacciato sullo splendido golfo di Portoferraio venne costruito dai membri della potente casata dei Valerii alla fine del I sec.ed abitato fino all fine del I sec..d.C.

Essa è da alcuni anni oggetto di un profondo riesame. Se alcuni elementi sembrano confermare l’interpretazione dell’edificio come grande dimora palaziale, altri fanno pensare che si trattasse, prima che di una villa, di un monumentale apprestamento nel quale l’acqua rappresentava l’elemento centrale: un grande castellum aquarum con al centro un santuario? Un grande hortus paragonabile a quelli che in quegli stessi decenni venivano allestiti nell’Urbe? L’edificio viene costruito alla fine del I secolo a.C. e utilizzato fino alla fine del I secolo d.C. Gli archeologi riferiranno i risultati delle indagini archeologiche.

Autori della conferenza sono quattro studiosi del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali: il Prof. Franco Cambi e gli assegnisti di ricerca Claudia Abatino, Laura Pagliantini, Edoardo Vanni.

Franco Cambi insegna Archeologia dei Paesaggi presso la Università degli Studi di Siena. Dirige progetti di ricognizione e di scavo in Toscana, Puglia, Sicilia e Lazio. Ha pubblicato monografie e saggi sui temi delle trasformazioni di paesaggi nel mondo romano.

Laura Pagliantini è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali della Università degli Studi di Siena. Conduce scavi e ricerche in Toscana e si occupa di valorizzazione e di comunicazione del patrimonio archeologico. Ha pubblicato monografie e saggi sull’evoluzione dei paesaggi all’Isola d’Elba e sulle ceramiche da mensa nel mondo romano.

Edoardo Vanni, ricercatore indipendente in Archeologia dei Paesaggi, conduce scavi e ricerche in Toscana e nel Lazio e si occupa di paesaggi in trasformazione nel tempo e di aree marginali. Ha pubblicato importanti saggi e monografie sulla storia del pensiero archeologico e sulla archeologia della transumanza.  

Interverrà Mara Sternini, docente Archeologia Classica Università di Siena, Archeologa e referente del Dipartimento di Scienze Storiche e del Patrimonio culturale per la sede di Grosseto.

La partecipazione è libera se muniti di mascherina.

Share This Article
Leave a comment

Rispondi