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Il “Giudizio finale” di Guido da Siena stamane prelevato dal Museo archeologico e d’arte sacra della Maremma

Redazione
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Grosseto – E’ stato un momento di grande emozione quello che stamane ha coinvolto quanti sono stati presenti alla fase di rimozione, messa in sicurezza e imballaggio del “Giudizio finale”, la grande opera pittorica di Guido da Siena, che fa parte del patrimonio artistico della diocesi di Grosseto, esposto all’interno del Maam-Museo archeologico e d’arte sacra della Maremma.

L’opera, infatti, è partita per un viaggio che la condurrà prima a Forlì, poi a Varsavia, dove sarà esposta in altrettante mostre promosse in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante.

Questa mattina, poco dopo le 8, sono iniziate le complesse operazioni di rimozione della grande tempera su tavola, dipinta sul finire del ‘200, portate avanti dal personale di Arterìa, azienda leader nel mercato del trasporto, imballaggio, movimentazione e installazione di opere d’arte.

L’opera è stata tolta dalla parete in cui è normalmente esposta, stesa su un apposito supporto e liberata dalla copertura in plexiglass, che solitamente la protegge garantendo anche l’adeguato microclima perché non si alteri o rovini. Quindi è stata accuratamente ispezionata, sia nella parte frontale che nel retro, dal personale del Maam. Successivamente è stata incassata all’interno di un apposito contenitore per il trasporto.

La tavola sarà portata in un primo momento a Firenze per un intervento di restauro. Sono stati evidenziate piccole tarlature, che saranno curate da un laboratorio di restauro specializzato in tecniche all’avanguardia. L’opera, infatti, sarà risanata con un trattamento in assenza di ossigeno. Quindi sarà trasportata a Forlì, per la mostra “Dante. La visione dell’arte da Giotto a Picasso”, che sarà allestita presso i Musei di san Domenico. La mostra si concluderà a luglio. La tavola rientrerà a Grosseto e a novembre prenderà la direzione di Varsavia, per essere esposta al Museo nazionale della capitale polacca nell’ambito della mostra “Dante”, che sarà aperta dal 2 dicembre 2021 al 27 marzo 2022.

Alle operazioni di questa mattina hanno assistito, assieme alla direttrice del Maam Chiara Valdambrini e alla dirigente Anna Bonelli, anche il vescovo Rodolfo e il vice sindaco di Grosseto, con delega alla cultura, Luca Agresti e don Franco Cencioni, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici.

“Siamo stati molto contenti e onorati di aver potuto dire sì alle richieste giunte da Forlì e Varsavia di poter esporre, nel contesto di due mostre prestigiose, il nostro Giudizio finale – commenta il vescovo Rodolfo – Un tragitto che attraverso l’Europa portando il nome della nostra Chiesa diocesana e della nostra città, ma che soprattutto porta un messaggio espresso tanti secoli fa da Guido da Siena e con una ispirazione prettamente francescana. La scena del Giudizio finale è molto significativa, perché il Cristo è il senso, il fine e l’eternità della storia perché si è messo al di sotto di tutto e di tutti, conquistando ogni persona con la sua morte e resurrezione e divenendo così il Signore del tempo. E’ il dono di sé che rende eterna la vita. E Cristo non è solo: ci sono gli angeli e coloro che lo hanno accompagnato nella sua esperienza terrena, nonché, in due scene, san Francesco, l’alter Christus come è stato definito, perché si è uniformato totalmente a Lui. L’augurio è che quest’opera, nel suo peregrinare tra Forlì e Varsavia, aiuti chi ci si porrà dinanzi a riscoprire il senso della propria esistenza che ha la sua radice lì, nel Cristo che muore e che trionfa”.

“Siamo molto orgogliosi che l’opera potrà essere esposta alla mostra Dante. La visione dell’arte da Giotto a Picasso – hanno dichiarato Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sindaco di Grosseto, e Luca Agresti, vicesindaco ed assessore con delega alla Cultura del Comune di Grosseto -. Nei prossimi mesi, tantissime opere nostrane saranno esposte in altre zone d’Italia e d’Europa. Pensiamo alla Madonna delle Ciliegie di Stefano di Giovanni, detto il Sassetta, che sarà alla mostra Masaccio nel complesso monumentale del Duomo di Siena; oppure al San Michele Arcangelo di Ugolino di Nerio, alla Statua di Artemide e alla Base di statua di Artemide che saranno esposte al Museo Nazionale di Varsavia, dal 2 dicembre 2021 al 27 marzo 2022; in Polonia, dopo l’esposizione a Forlì, ci sarà pure il Giudizio Universale di Guido da Siena; ed infine, alla mostra Nero, al British Museum di Londra, dal 27 maggio, sarà esposta la Statua di Germanico. Il patrimonio artistico della nostra comunità, messo a disposizione anche dalla Diocesi di Grosseto, vivrà un momento di massimo splendore, in cui potrà ancora di più farsi conoscere e invogliare per il futuro, appena la situazione pandemica sarà superata, molti turisti a visitare la nostra città e i suoi bellissimi musei. Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno permesso la realizzazione dell’iniziativa: il vescovo Rodolfo Cetoloni, Don Franco Cencioni con l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi, Chiara Valdambrini, direttore scientifico del MAAM, Cristina Barsotti, restauratrice del MAAM, il Soprintendente dott. Andrea Muzzi, la funzionaria restauratrice, dott.ssa Letizia Nesi, della SABAP per le province di Grosseto, Arezzo e Siena, e tutto il personale. La speranza è che la crisi relativa al Covid-19 possa terminare al più presto e permettere a tutti i cittadini di poter tornare a visitare i musei del territorio nazionale.”

·        LA SCHEDA

La tavola, attribuita a Guido da Siena, artista senese attivo nel XIII secolo, rappresenta il Giudizio Finale o Universale, in un’iconografia francescana legata ancora alla tradizione bizantina per la ripartizione della composizione in più riquadri e per la figura di Cristo racchiuso dentro la mandorla celeste. Seduto sulla sommità di un arcobaleno, il Cristo Giudice mostra ai fedeli le stimmate e la ferita sul costato da cui sgorga il sangue.

Inflessioni gotiche si notano, invece, nelle pose e nelle lunghe tuniche dei quattro angeli ai lati che annunciano il momento del Giudizio suonando le trombe. In basso, altri due angeli più piccoli, vestiti di bianco, sorreggono la croce, mostrando i simboli della passione.

Nel riquadro a sinistra si vedono la Resurrezione dei morti e un gruppo di Beati che accompagnati da San Francesco salgono verso la porta del paradiso dove li attende San Pietro con le chiavi in mano. A destra è raffigurato il Risveglio dei dannati: i defunti sollevano i coperchi dei sarcofaghi, si raccolgono atterriti e precipitano nel buio e nelle
fiamme dell’inferno. Dietro agli angeli che sorreggono la croce campeggia la scritta “SURGITE MORTUI VENITE AD YUDICIUM”.

Non si hanno notizie certe riguardo alla provenienza del dipinto, attestato all’interno dell’Oratorio della Misericordia all’inizio del Novecento. La tematica e il rimando francescano, ci inducono a supporre che fosse inizialmente collegato ad un ente caritatevole e assistenziale, forse proprio all’ospedale gestito in quegli stessi anni
dai Frati Francescani.

L’opera è eseguita con l’antica tecnica della tempera ad uovo su tavola lignea con fondo oro. Conserva ancora la cornice originale con motivi decorativi floreali realizzati in pastiglia ricoperta d’oro. Non abbiamo notizie sulla vita di Guido da Siena, la sua attività è ricostruibile attraverso le opere da lui realizzate, a partire dalla /Madonna con il Bambino di San Domenico/ a Siena, firmata e datata 1221. La datazione, decisamente precoce (oggi post datata al 1270), fu alcentro di una vera e propria “questione”, già a partire dal XVII secolo, che vedeva schierati i sostenitori di Guido, eletto come personalità egemone della scuola senese, contro il predominio fiorentino di Cimabue.

E’ certo che Guido da Siena accolse la cultura bizantina, derivata dalla tradizione pisana e influenzata dalla presenza a Siena dall’artista fiorentino Coppo di Marcovaldo che, fatto prigioniero a Montaperti, dipingeva nel 1261 la /Madonna del Bordone/per la chiesa dei Servi.

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