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Piana di Scarlino: se non ora, quando? Appello per programmare la transizione ecologica della piana

Redazione
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Per feedback inhibition (fattore inibitorio di ritorno) si intende un effetto negativo che si manifesta alla fine di un processo riducendone o addirittura annullandone l’efficacia. I gessi rossi sul nostro territorio rappresentano un problema di questo tipo: 7 kg di rifiuto generato per ogni kg di prodotto finito, in quantità di circa mezzo milione di metri cubi all’anno, che entro ottobre 2021 non potrebbe più essere prodotto qualora i fanghi rossi in uscita dall’impianto avessero una percentuale superiore all’1% di biossido di titanio – come avviene oggi – perché classificato come cancerogeno da Regolamento Ue adottato a febbraio 2020.

La problematica dei fanghi rossi è tristemente nota da oltre 40 anni, prima per lo scarico in mare negli anni ’70 che ha valso una procedura di infrazione contro l’Italia e una direttiva europea che ne ha impedito lo scarico in mare, poi per l’enorme deposito a piè di fabbrica sia dei fanghi che dei gessi rossi che ha portato alla chiusura dei pozzi artesiani della piana di Scarlino per inquinamento delle falde da metalli pesanti (manganese, solfati, cloruri, etc), infine per il riempimento negli ultimi anni della cava di Montioni a Follonica, che ha spazio residuo per pochi mesi ancora. Le informazioni sulla loro pericolosità sono state segnalate dalla Commissione regionale negli anni ’80, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta nel 2018 e da altri enti autorevoli.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni di amministratori pubblici, associazioni di categoria e sindacati che, nell’evidenza del problema, hanno inspiegabilmente accusato gli “ambientalisti” di allarmismo senza fondamento e di messa a rischio di centinaia di posti di lavoro, come a voler indicare un capro espiatorio che distragga la messa a fuoco dalle responsabilità a cui si è chiamati. Nonostante gli strali lanciati il problema resta e se non si vuole rinunciare definitivamente al processo produttivo della piana di Scarlino e alle sue importanti ricadute occupazionali per il territorio, gli amministratori e le imprese devono fare una volta per tutte la loro parte per affrontare in maniera risolutiva il feedback inhibition dei gessi rossi: studiare, risolvere, programmare, attuare e controllare, possibilmente approfittando dell’irripetibile occasione dei miliardi di euro destinati all’Italia e alla Toscana dal fondo Next Generation Eu.

Con questo appello GROSSETO AL CENTRO chiede agli amministratori locali di avviare un Dibattito pubblico ai sensi della Legge sulla Partecipazione della Regione Toscana (Legge 46/2013insieme alle imprese, alle parti sociali e ai cittadini per programmare la transizione ecologica della piana di Scarlino anche attraverso le risorse di Next Generation Eu.

Per GROSSETO AL CENTRO è necessario realizzare un Osservatorio sulla vulnerabilità del territorio maremmano:la piana di Scarlino potrebbe essere il luogo in cui basare tale struttura, raccogliere le competenze e cominciare ad affrontare i problemi ambientali in una logica di programmazione del futuro. È questa la strada pertrasformare un problema in un’opportunitàe salvaguardare nel lungo periodo posti di lavoro e imprese, ambiente e salute, oltre a sviluppare le competenze utili a intervenire in situazioni simili.

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