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La galleria d’arte Lucerna Gallery di Castiglione della Pescaia, inaugura venerdi 02 luglio, la mostra dell’artista Monica Mariniello “Mondo Perduto”

Redazione
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Castiglione della Pescaia. Mentre si sta concludendo la mostra dell’artista Germano Paolini, alla galleria d’arte Lucerna Gallery si sta già organizzando quella dell’artista Monica Mariniello, che sarà inaugurata il prossimo venerdi 2 luglio alle ore 19,00 e durerà per tutto il mese. Monica Mariniello, residente da anni in Francia, vive e lavora a Montreuil, Ile-De-France. Ha studiato Belle arti a Firenze e a Parigi ed esposto in numerose mostre in Italia e all’estero. Nata a Siena, racconta di sé: «Quando ero piccola, ed anche in seguito, ho passato lunghi pomeriggi a girare per la campagna toscana, spesso in siti etruschi. Le tracce delle ruote dei carri inscritte nella pietra delle strade di una città sparita per sempre, i blocchi delle mura esterne, le tombe piene di silenzio e di aria fresca, i piccoli rombi di marmo bianco che corrono lungo un anfiteatro a cielo aperto, tutto questo si è scolpito nella mia memoria, mentre provavo con tutte le mie forze – gli occhi chiusi, accovacciata vicino al suolo – a far rivivere il rumore, i colori, le voci di una città che aveva conosciuto dei sogni di un futuro infinito, delle certezze di un domani uguale a ieri. Io vengo di là ed il mio lavoro si nutre di questo». E, in effetti,alcune di queste figure umane di creta grezza e irrisolta, raccolte e schiantate a terra, a un primo e fugace impatto visivo ed emozionale ci ricordano qualche antica figura, forse anche mitologica. A ben vedere,però, queste sculture quasi mai evocano forme statuarie d’estrazione archeologica: più che modellati da artisti, questi corpi, o lacerti di corpi, sembrano antichi calchi pompeiani, involucri di una carne che non c’è più, corrotta, distillata ed evaporata nei secoli. O, meglio, queste figure crude, tutte vibranti di materia, sembrano esse stesse creature spontanee nate dal continuo e irriducibile conformarsi di un terreno plasmato dai venti, dalle piogge, dai torrenti, dal passaggio degli animali e dalla cottura del sole. « Alcune teste ondeggiano » su lunghi steli di metallo, altri frammenti di corpi esplodono in un’eruzione di vegetazione disidratata. L’acqua non c’è più. C’è l’argilla, fusa con ossidi, cobalto-cromo, ferro e caolino, che cristallizandosi ingloba piume, corna di animali ed elementi organici. E’ il mondo metamorfico e arcaico che non distingue specie, generi e razze. E’ il mondo dei fauni fangosi che si uniscono a corpi silvestri in una vegetazione umida di muschi e palude. E’ il mondo perduto nel mito, ma un mito di terra e roccia, espressione di un mondo molto più carnale e palpitante di quello reale, contemporaneo, astratto e digitale. « E’ il mondo perduto di Icaro » che si schianta a terra, dei “Viaggiatori” – figure umane in terracotta sul dorso di grandi animali – che «trasportano l’anima alla superficie». E’ il mondo perduto nei ricordi e nei sogni di Monica. Monica, oggi, è tornata a casa. In Toscana. E le sculture in mostra non sono che il riflesso del suo corpo che torna, con gli occhi chiusi, ad accovacciarsi al suolo. Sognando un futuro infinito e un domani uguale a ieri.

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