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Celebrato san Lorenzo con la Messa solenne in cattedrale presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Siena, card. Lojudice

Redazione
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La Messa solenne in cattedrale, nella festa di san Lorenzo, patrono della città e diocesi di Grosseto, ha coronato il clima di entusiasmo che ha accompagnato, lunedì 9 agosto, l’ingresso del nuovo vescovo p. Giovanni Roncari.

A presiedere la Messa solenne di stamane è stato l’arcivescovo metropolita di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, il cardinale Augusto Paolo Lojudice. Concelebranti principali il vescovo Giovanni e il vescovo emerito Rodolfo. Una quarantina i sacerdoti presenti.

Tra le autorità, il prefetto Paola Berardino, il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna che ha tenuto l’indirizzo di saluto ed ha acceso il cero votivo a san Lorenzo, offerto a nome della città; il presidente del consiglio comunale Claudio Pacella; i vertici delle forze armate di stanza a Grosseto.

Il cardinal Lojudice è stato accolto sul sagrato della cattedrale dai due vescovi e dai canonici. Poi processionalmente si è recato verso l’altare del crocifisso per un tempo di preghiera silenziosa dinanzi al Santissimo Sacramento.

Molto intense le parole da lui espresse nell’omelia. Nel salutare i vescovi Giovanni e Roncari li ha definiti “padri della Chiesa” e “due francescani autentici”, poi li ha ringraziati per il loro servizio, ma soprattutto “per l’amicizia che traspare tra voi”.

Ha richiamato il prossimo Sinodo della Chiesa italiana, rispetto al quale “non possiamo non interrogarci e metterci in discussione anche sulle nostre modalità di incontro e di dialogo e si è poi soffermato sul passo del Vangelo in cui alcuni greci chiedono a Filippo: “Vogliamo vedere il Signore”.

“Sì – ha commentato – lo vogliamo conoscere sempre meglio, nella sua vera identità, perché non si finisce mai di conoscere Gesù. E’ un desiderio, che anche in maniera implicita e indiretta, tanti, apparentemente lontani dalla Chiesa, rivolgono oggi a noi cristiani. C’’è da chiedersi: e noi? Di fronte a una società che diventa sempre più indifferente, ce la facciamo a mostrare il vero volto di Gesù?”

Un interrogativo a cui si è riagganciato anche il vescovo Giovanni, nel ringraziare il cardinale Lojudice poco prima della benedizione papale. “Le parole che ci hai rivolto – ha detto a Lojudice – le sento rivolte a me, ai preti, ai diaconi. Che noi sappiamo intercettare davvero quella domanda: vogliamo vedere Gesù! Non possiamo dire: ripassa domani… ma saper cogliere l’occasione che passa”.

Il cardinale ha rivolto anche parole cariche di affetto e stima verso i due vescovi.

“Caro Rodolfo – ha detto rivolgendosi a mons. Cetoloni – sei andato in pensione, ma certamente questa non è una fase conclusiva o di chiusura. E’ un nuovo inizio! Una fase in cui la tua affabilità, la saggezza, la tua conoscenza della Terra di Gesù dove tutto è cominciato, possano continuare ad essere occasioni segno di una paternità diversa, ma ugualmente viva e appassionata. SI può andare in pensione, ma la paternità non va in pensione!”

E al vescovo Giovanni che inizia questa nuovo percorso, il cardinale ha detto: “Non ci sono tradizioni da difendere tra i credenti; c’è invece una novità da scoprire continuamente. Ieri hai iniziato da Roselle, poi sei passato tra i malati e tra i carcerati: continua anche tu, caro Giovanni, ad aiutare i tuoi figli – sacerdoti e laici – a vedere Gesù!”

Dopo la professione di fede, alcuni vigili volontari hanno portato davanti alla reliquia e alla statua di san Lorenzo il cero votivo, che il sindaco ha acceso a nome della città.

La celebrazione è stata animata da una rappresentanza della corale Puccini. All’organo Alessandro Mersi. 

Nel corso della celebrazione è stato ricordato mons. Paolo Galeazzi, che ha guidato la diocesi per 38 anni (1933-1971), nel 50esimo della sua morte, avvenuta il giorno di san Lorenzo del 1971.

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