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Francesco Limatola – Dedicato a Michela Murgia, intellettuale e scrittrice “L’Italia chiamò”

Redazione
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Ragionare per categorie e non per capacità è tipico di coloro che guardano allo Stato italiano come un’insieme di scatoline  che non comunicano tra loro e, soprattutto come un Stato che non abbia quello straordinario e unico collante politico che è la nostra bellissima Costituzione.
Giurano sulla Costituzione il Presidente della Repubblica e del Consiglio, i ministri e tutti i componenti delle istituzioni, i sindaci e i militari. Il generale Figliuolo ha giurato, io quando sono entrato in aeronautica ho giurato e poi ho ripetuto lo stesso giuramento di fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione altre due volte come sindaco.
Lo Stato italiano non è quello che Michela Murgia, intellettuale e scrittrice, immagina, in cui i militari servono a fare la guerra e i politici sono solo quei cittadini che lo fanno, ormai, per mestiere.
Categorie inutili e pericolose perché una visione di tal genere rischia di  rendere invisibili le  caratteristiche dei cittadini italiani, invisibili le competenze, invisibile la fedeltà alla Costituzione che ci unisce tutti. Non c’è la guerra in Europa, fortunatamente da tempo, e la politica è servizio a cui si è chiamati dalla collettività.
Quella della Murgia, è una schematizzazione che nasconde una venatura ideologica – seppur negata – e una conseguente divisione artefatta e cristallizzata tra buoni e cattivi.
Ebbene, io mi sento tirato in ballo come militare, come sindaco e cittadino. Non voglio finire in una delle caselle della Murgia, in ogni ruolo che vivo (e vivrò in futuro) spero di contare per quello che sono e che valgo.
Non reputo Mario Draghi un tecnico, credo che sia innanzitutto una persona competente e adeguata nel ruolo che oggi ricopre, credo sia stato giusto incaricarlo di guidare il nostro Paese per quello che vale. Ognuno di noi è tante cose insieme, l’importante è che nella condotta e nelle azioni, quando si è chiamati a tutelare l’interesse collettivo, si offra il meglio di noi stessi.
Francesco Figliuolo è un generale del corpo degli alpini e ogni nastrino che espone sul petto è la conferma visibile dei suoi comportamenti. Così usa nelle forze armate. Figliuolo ha una bella storia alle sue spalle e, nel tempo, ha acquisito capacità che ha sempre posto al servizio dello Stato. Ecco, questa è la vera differenza. Il lavoro di Figliuolo è per caratteristica dedicato alla collettività e le Forze Armate italiane sono un presidio democratico e civile nei loro connotati più profondi.
La scelta di Figliuolo come quella di Draghi non sono perché c’è una guerra in corso, ma perché in un’emergenza si cercano le energie migliori tra i cittadini per superarla.
Potevano essere scelte altre persone? Forse, chissà.
Certamente Draghi e Figliuolo offrono all’Italia con la loro storia e con la loro conoscenza, anche con il loro “stile e comportamento”, delle garanzie.
Io ho fiducia in loro.

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