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Operatrice Socio Sanitaria malmenata al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Misericordia” di
Grosseto. Serve una security per la comunità sanitaria che opera nell’area critica.

Redazione
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La incresciosa vicenda dell’aggressione ai danni di un’Operatrice Socio Sanitaria avvenuta giovedì 13 gennaio
sera u.s., all’Ospedale “Misericordia” di Grosseto, malmenata da una coppia che si trovava nel setting “Covid” del Pronto
Soccorso per un monitoraggio sulle loro condizioni di salute, dove (secondo quanto riportato nei media-online), i due
aggressori (un uomo e una donna) si erano messi in testa di fare alcune azioni non consentite nel setting “covid”, e dove
(sempre stando a quanto riportato dai “media), a seguito del diniego della OSS che era in servizio, gli stessi hanno reagito con
graffi, botte e strattonamenti, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, impone una importante e
fondamentale riflessione.
Un riflessione che deve essere “scevra” da, seppur importantissime considerazioni di altra natura, come
quella della mancanza “seriale” di personale per la quale, tra l’altro, è in atto un confronto “serrato” a livello Regionale, ed in
merito alla quale (lo significhiamo con onestà intellettuale) la Azienda Sanitaria Toscana Sud Est, ha dato, in modo antesignano
una seppur non interamente soddisfacente risposta, dato che verranno assunti, a breve, 150 infermieri, nonostante il “blocco”
imposto tempo fa dalla Regione Toscana. Detta riflessione deve analizzare il fatto “in sé”, e focalizzarlo in tutta la sua
drammaticità, al fine di rimuoverne chirurgicamente le cause, adottando tempestivamente e stabilmente le opportune misure
necessarie.
E questo, “oltre” al doveroso ed empatico sentimento professionale ed umano rivolto solidarmente alla
Operatrice Socio Sanitaria interessata da un simile e, purtroppo, ricorrente (almeno al “Misericordia”), episodio.
La riflessione, parte dall’ovvio assunto che chi lavora in “prima linea” nel contrasto alla pandemia o di tutte le
altre malattie (ovvero al Pronto Soccorso oppure nelle aree OBI, Covid, ecc attigue), diventa troppo spesso “bersaglio” inerme
di aggressioni verbali e anche fisiche, in un contesto lavorativo sempre più esasperato (Covid-Sars-2, carenza cronica di
personale, ecc).
In questi ambienti (PS, ecc), non possono neppure essere prorogate le valenti professionalità infermieristiche,
assunte per “Covid” a tempo determinato e formatesi “sul campo”, dato che le modalità assunzionali disposte a suo tempo da
ESTAR Toscana, non lo consentono.
Con la consueta onestà intellettuale, dobbiamo purtroppo, affermare che queste situazioni (aggressioni ai danni
degli operatori sanitari) si verificano da anni, ovvero da ben prima del manifestarsi della Covid-Sars-2. Ci sono delle (ex)
operatrici sanitarie, purtroppo “rovinate” sia mentalmente che fisicamente, da aggressioni di persone pericolose ed
intemperanti, senza che si siano state mai prese dall’Azienda Sanitaria adeguate e doverose ed opportune contro misure.
Ci auguriamo che questo ennesimo e deprecabile episodio, possa essere messo finalmente nella giusta e
doverosa luce per individuare le opportune e stabili e modalità risolutive atte ad impedire il verificarsi di simili episodi.
Tra l’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stessi sono dovuti a personaggi ben noti alle forze
dell’ordine (ma anche ai Servizi Sociali), che, alla fine, vedendo la realtà dei fatti, non riescono/non sono messi in grado di
incidere più di tanto per garantire la sicurezza degli operatori sanitari.

Garantire l’incolumità e la tranquillità dii lavoratori e lavoratrici che operano nell’area critica, è una sacrosanta
aspettativa. I provvedimenti da adottare da parte dell’Azienda Sanitaria per garantire la sicurezza in ospedale sono doverosi ed
ineludibili, e questo “va al di là” dell’altrettanto doveroso ed ineludibile potenziamento del personale. Serve una vera e
propria “security” per la comunità sanitaria che opera al pronto soccorso e nelle aree OBI, Covid, ecc attigue, e
subito!.
Riteniamo che qualsiasi cosa possa accadere “ex nunc”, a lavoratrici e lavoratori della comunità sanitaria sarà
purtroppo imputabile al non tempestivo e risolutivo intervento della Azienda Sanitaria Toscana Sud Est.

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