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Polo chimico di Scarlino: la Femca Cisl chiede di istituire un tavolo di confronto

Redazione
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C’è preoccupazione, tra i lavoratori di Nuova Solmine e Venator, due delle principali aziende del Polo chimico del Casone di Scarlino, per una possibile crisi industriale. È stato ribadito ieri, lunedì 2 maggio, un incontro sindacale tra le Saf (struttura aziendale Femca) e le Rsu delle due imprese che, da sole, rappresentano il 30% del Pil della provincia di Grosseto e producono il 33% dell’export del territorio. “In questo momento la crisi è solamente accennata – dice Gian Luca Fè, segretario generale della Femca Cisl di Grosseto e Siena – ma potrebbe abbattersi pesantemente su tutto il territorio, se non si trova una soluzione rapida al problema dello stoccaggio dei gessi rossi”. Per questo motivo le Saf e le Rsu hanno redatto un documento dove esprimono questa preoccupazione e chiedono l’avvio di un momento di confronto tra più soggetti. La preoccupazione è quella di una crisi occupazionale ed economica che avrebbe ripercussioni sull’economia dell’intera provincia, determinando anche conseguenze sociali senza precedenti: “Dobbiamo pensare – continua Fè – che solamente i dipendenti di Venator e Nuova Solmine percepiscono ogni anno dai 20 ai 25 milioni di euro in emolumenti che, ovviamente, ricadono in gran parte sul territorio e interessano tutte le categorie commerciali. Tutto ciò senza contare che queste due imprese hanno rapporti con una serie di aziende dell’indotto e quindi molti altri lavoratori subirebbero gravissime conseguenze. Stiamo uscendo ora da lunghi periodi di crisi economiche ed occupazionali, dovute a più fattori: il nostro territorio non può permettersi di perdere nessuno posto di lavoro né alcun tipo di introito. Anzi, dobbiamo fare in modo che possa crescere ancora, visto che l’industria determina posti di lavoro stabili per tutto l’anno.  La nostra speranza, quindi, è che prima possibile, la politica, le istituzioni, le aziende e le organizzazioni sindacali possano aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione rapida che tuteli le imprese, i lavoratori e l’ambiente e che possa riportare una serenità nella produzione di queste industrie che, da sempre, hanno determinato ricchezza per la provincia di Grosseto”.

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